Persegue. Ed anco questa notte accantoVedéami un uom sembiante al mio consorte,
Tal qual era nel dì che con l'armataQuinci si dipartìa; d'immensa gioia
Abbondàvami 'l cor, ché non fallace 115
Sogno, ma certa vision la tenni."
? 91 Detto, sul trono d'òr fulse l'Aurora.
Com'ei della consorte il lagrimosoGemito udì, stimò ch'ella per certo
Affigurato l'abbia e di già al capo 120
Vedérlasi credea. Sorse ed il mantoNon che i velli raccolti in che giacea,
Sopra una sedia pose nell'internoDell'aula; ma del bue fuor del palagio
La pelle strascinò, poscia devota- 125
Mente a Giove le man rivolte, orava:
? 98 "O Re de' Numi e voi tutti, o Celesti,
Che me per terra e mar riconduceste,
D'affanni oppresso, alla natìa contrada,
Fate che alcun ch'entro il palagio è desto, 130
Or mi dica un presagio, e tu qualch'altroPortento, o Giove, móstrami dall'etra."
? 102 Sì disse orando, e 'l sapiente Iddio
Forte tonò di subito, dall'altoSplendido Olimpo, d'auree nubi adorno. 135
Ulisse giubilò. Quand'ecco mandaFausto presagio dall'attigua stanza
Femmina intesa a macinare 'l grano,
Ché lì surgean de' popoli al pastoreLe mole, intorno a cui dodici donne 140
Travagliàvansi intente, convertendoIn polve cereal frumenti ed orzi,
Dell'uom midollo. Macinato 'l grano,
Tutte l'altre assonnavano; sol una,
Illanguidita, nol tritò; repente 145
Fermò il rotare della mola e questoLieto presagio pel suo Re proferse:
? 112 "Giove padre che i Numi ed i mortaliReggi, tonando tu forte dall'alto
Stellato Ciel cui nulla nube or vela, 150
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Aurora Giove Numi Celesti Giove Iddio Olimpo Numi Ciel
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