Ned esci mai? 230
Certo cred'io, che pria di separarci,
Un dell'altro le man convien che assaggi,
Però che petulante in queste soglieT'ostini sempre ad accattar, pur molte
Imbandìsconsi mense appo gli Argivi." 235
? 183 Restò muto l'eroe, ma 'l capo scossoMeditava tra sé fiera vendetta.
? 185 Venne per terzo appo costor, Filèzio,
A' pastori preposto; una giovencaSterile e seco pingui capre addusse. 240
Navicellai pronti a varcar lo strettoCon ogni passeggier li traghettâro.
Tosto che sotto il portico sonanteLe vittime legò, fàttosi accosto
Al buon pastor de' verri, interrogollo: 245
Chi è questo stranier che a' tetti nostriNovellamente è giunto? Di qual gente
Originar si vanta? E quali i padri?
Qual esser dice la natìa contrada?
Misero! Quanto rassomiglia in vista 250
Al nostro Re! Certo proclivi i Numi
A cacciar sono di miseria al fondoGli umani erranti, quando a' regi ancora
Attòrcesi da lor sorte sì acerba."
Detto, la man porgendoli, soggiunse: 255
? 199 "Deh! salve, ospite padre; almen t'arridaProsperità ne' dì vegnenti! Or molte
T'opprimono sventure. Olìmpio Sire,
No, non havvi di te più crudo Iddio:
Benché tu stesso ingenerati gli abbia, 260
Nulla pietà per gli uomini ti tocca;
Ma d'affanni e di guai lor vita mesci.
Veggèndoti sudai, gli occhi di piantoMi ringorgâr, ché rammentàimi Ulisse;
Anch'ei, mi penso, con tai cenci in dosso 265
Ramingando se n' va di gente in gente,
Se spira altrove e' rai scorge del Sole.
Ma se già morto, giù tra l'ombre sceseL'esimio Ulisse, ahi! lasso me! non havvi
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Argivi Restò Filèzio Numi Sire Iddio Ulisse Sole Ulisse
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