De' verri 'l buon pastor, che a' Lari suoiRitorni alfin la prole di Laerte. 310
? 241 I Proci in questa l'eccidio, la morteTramavan di Telèmaco; quand'ecco
Alla sinistra lor s'alzò repenteAquila alti-volante che tra l'ugne
Stretta teneva pavida colomba. 315
Anfìnomo gridò: "Non fia, compagni,
Per noi posto ad effetto esto disegno:
La morte di Telèmaco. Via dunque,
Da lieta mensa tràggasi conforto."
? 247 Piacque a' prenci il suo dir. Nell'aula entrati, 320
Gettâro i manti sopra i seggi, e pinguiCapre ed egregie pecore immolâro;
Immolâr anco i saginati ciacchiE l'indòma giovenca; indi i precordi
Al foco maturati, compartîro; 325
Mesceano 'l vin nell'urne. Il buon Eumèo
Dispensa i nappi; e ne' vaghi canestriFilèzio, il primo de' pastori, apporta
L'almo dono di Cèrere; Melànzio
Dolce Bacco versava. I commensali 330
Steser le man sulle imbandite dapi.
? 257 Con accorto pensier d'Ulisse 'l figlioSeder fe', presso alla marmorea soglia,
Nell'aula il genitor; pósegli innanziInforme scanno e picciol desco; quivi 335
Parte gli appose de' precordi e 'l dolceBacco mescendo in tazza d'òr, soggiunse:
? 262 "Tra i commensali ora t'assidi e béi;
Ché io te dall'insolenza e dalle maniSchermir varrò de' Proci tutti quanti; 340
Perocché questo, no, non è già albergoPubblico, ma d'Ulisse: il padre mio
Sol per me l'acquistò. Voi dunque, o Proci,
Lingua e man raffrenate, acciò non sorgaCagion tra noi d'alterchi o di conflitto." 345
? 268 A quel franco parlar, compresser tuttiAttoniti le labbra ed ammutîro.
? 270 Ma l'Eupìtide: "Benché audace, Achivi,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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