Ed ella al tetto altrui passi e 'l governi."
? 339 Ed il garzon prudente: "Ah! no, Agelào,
Per l'Olìmpio 'l ti giuro e per gli affanni 430
Del padre mio ch'erra o perì lontanoDalla terra natìa, che della madre
Non m'oppongo alle nozze, anzi la esortoAd impalmar chi più le aggrada; ed anco
Molti presenti le offers'io. Ma temo, 435
A mal suo grado di cacciarla in bando,
Con atroce parlar, da queste soglie;
Empiezza sì crudel tolgano i Numi!"
? 345 Detto, ne' Proci suscitò Minerva
Immenso riso e félli uscir di senno. 440
Ma di gote straniere era quel riso:
Carni divoran e sanguinenti, gli occhiRingorgan lor di lagrime ed a tutti
L'animo presagìa gemiti e lutto.
Agitato da un Dio, qui sorge 'l vate 445
Teoclìmeno e sì tra loro esclama:
? 351 "Ah! miseri! qual fier caso v'opprime?
Dal capo a' piedi d'atra notte un'ombraV'involve, scoppian ululi, le guance
V's'irrigan di lagrime, da queste 450
Pareti 'l sangue e già da' palchi stilla.
Ed ecco s'empie l'atrio e l'aula s'empieDi spettri, che laggiù nel buio eterno
Rovinano dell'Èrebo; già 'l Sole
Spento è nel Ciel; turbo funesto irrompe..." 455
? 358 Tutti alzâro al suo dir beffarde risa.
Eurìmaco gridò: "Matto è per certoCostui che or giunse di lontan paese.
Su su mettétel fuor da queste soglie,
Giovani, acciò che in piazza egli se n' vada, 460
Quando simile il dì pargli alla Notte."
? 363 Ed il vate divin: "Non io ti chiesi,
Eurìmaco, una guida; vigorosiGli occhi, gli orecchi, i piè sento e nel petto
Integra e ferma l'anima rinserro. 465
Forte di quest'aìta, esco: ch'io veggio
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Agelào Olìmpio Numi Proci Minerva Dio Sole Ciel Notte
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