Impeto contro voi far la Sventura,
A cui tôrsi o fuggir, no, alcun di voi,
O Proci! non potrà, ché nella reggiaDel divo Ulisse gli ospiti oltraggiando, 470
Opre ordite mai sempre inique ed empie."
? 371 Detto, uscì del palagio ed a Pirèo,
Che lietamente l'accolgiea, s'addusse.
I Proci in questa, attoniti, l'un l'altroSi riguardâro, gli ospiti irridendo 475
Del garzone; ed alcun di que' superbi:
? 376 "Telèmaco, non havvi chi t'avanziNel ricettar malvagi ospiti; oh! quanto
Questi cui dar favore alto ti piaci,
Mendico errante, d'esca e di bevande 480
Avido sempre, né d'industri espertoOpere, né di man gagliardo, è peso
Disutil della terra; e l'altro sorgeE profeteggia. Ma tu m'odi e ferma
Ciò che ti giova più: gettiàmli in nave 485
Di molti banchi; a' Sìculi mandati,
Non vil fia 'l prezzo che fruttar ti denno."
? 384 Prese ei que' detti a vile, e gli occhi al padreTaciturno intendea, pur aspettando
L'istante in che le man sui Proci avventi. 490
? 387 Ma la Regina posto un eleganteSeggio nel gineceo rimpetto all'aula,
Tutti de' prenci i ragionari udìa.
E quei ridendo, splendido e soaveConvito apparecchiâr, ché a rivi scorse 495
Delle vittime 'l sangue. Tuttavolta,
Cena ingioconda più non mai fu posta,
Di quella che imbandir loro eran prestiPalla ed Ulisse, perocché i rivali
A turpi atti dar man furono i primi. 500
LIBRO XXI
Il Cimento dell'Arco
MISE intanto la Dea dal guardo azzurroAll'Icàride saggia entro la mente,
Di propor l'arco ed il forbito acciaroNell'aula a' Proci: giuochi onde principio
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Sventura Proci Ulisse Pirèo Proci Sìculi Prese Proci Regina Ulisse Cimento Arco Dea Icàride Proci
|