Né pretesto altro addurre a tanto rioV'è dato, che il desir delle mie nozze;
M'udite: ecco un certame e del certameAd una il pregio. Qui depongo il grande 90
Arco d'Ulisse: se con facil manoQualcuno il tende e traversar d'un dardo
Le dodici potrà forate scuri,
Lui seguirò, quest'alma abbandonandoMagion che me ne' miei verd'anni, accolse: 95
Magione di dovizia e di cui sempreMi sovverrò, cred'io, fin ne' miei sogni."
f 80 Detto, ingiunse ad Eumèo di porre l'arcoEd il ferro brunito ai pretendenti.
Piangendo il prese e 'l collocò nell'aula. 100
Come l'arco del Re vide Filèzio,
Proruppe ei pure in lagrime. Ma irato,
Antìnoo gli sgridò con questi accenti:
f 85 "O stolti mandrian di cui la menteOltra i confini d'un sol dì non varca, 105
Miseri! a che piangete? A che il cordoglioRidestate nell'animo alla donna
Affannata pur tanto, poi che 'l caroSuo consorte perdette? O lì seggendo
Pasteggiate in silenzio, o fuori uscite 110
A tragger guai; ma qui l'arma lasciate,
Alla schiera de' Proci arduo cimento,
Perocché non cred'io, che agevolmenteTender questo fulgente arco potranno.
No, fra tutti costor non havvi alcuno 115
Qual era Ulisse: già l'eroe conobbiEd anco in mente splèndemi, quantunque
Fanciulletto foss'io, quando che il vidi."
f 96 Così parlò, ché entrato era in ispemeDi tender, solo, il nervo, e d'una freccia 120
Le ferree scuri attraversar. Pur ebbeIn fato di gustar, primo, lo strale
Scoccato dall'eroe cui fece oltraggioDianzi nell'aula, e contro cui la turba
De' compagni eccitò. Qui 'l garzon forte: 125
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Ulisse Eumèo Filèzio Proci Ulisse
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