Numi! per certo di Saturno 'l figlioIl senno mi rapì! La madre mia,
Benché saggia, seguir consente un altroSposo, questa magione abbandonando;
Ed io rido, e la folle alma m'esulta. 130
Orsù, Proci, accorrete ad un certameChe d'alta donna vi darà l'acquisto,
Cui non vanta l'egual l'Acaica Terra,
Non Micene, non Argo e non la sacraPilo, né la stessa Ìtaca né 'l bruno 135
Epiro e 'l vi sapete: uopo èmmi forseRidir le lodi della madre mia?
Nulla scusa agl'indugi e niun intoppoAlla tesa dell'arco e sì vedremo.
L'esperimento anch'io farò, e se 'l tendo, 140
Se il mio stral passerà le ferree scuri,
No, non vorrà la venerevol madreLasciar questa magione, onde ir con altri,
E me dolente abbandonar, mentr'ioTal le parrò da poter forse un giorno 145
Emular le paterne inclite gesta."
f 118 Detto, s'alzò con impeto ed il mantoPorporino dagli omeri e l'acuto
Brando giù pose. Pria le ferree scuriPiantò e scavando per ciascuna un'alta 150
Buca, drizzolle a squadra; indi all'intornoLa terra vi calcò. Stupìan gli astanti
Del modo acconcio, ond'ei piantolle, quandoTal giuoco prima non vid'egli mai.
Ito alla soglia, s'arrestò e fe' prova 155
Di tender l'arco. Il palleggiò tre volte,
Di gran forza traendolo; tre volteL'impeto gli fallì, benché la speme
Di trarre il nervo e traversar le scuriMorta non fosse in lui. Ma già già, al quarto 160
Forte conato alfin teso l'avrìa,
Se non che 'l padre il divietò d'un cenno;
Tal che la brama di che ardea, ripresse.
f 131 "Numi! gridò il garzon forte: non maiAltro sarò ch'uom debile ed ignavo!
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Saturno Proci Acaica Terra Micene Argo
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