Tutto che il core e l'animo vi spira." 245
f 200 "Giove sommo - sclamò Filèzio -. Ah! questoVóto m'adempi: rieda alfin quel grande
E 'l vi rimeni un Dio! Qual fia 'l mio ardire,
Quale il vigor del braccio mio vedresti."
f 203 Del par, a tutti i Numi orava Eumèo, 250
Che a' cari tetti suoi ritorni Ulisse.
Fatto sicuro a pien della sinceraMente d'ambo i pastor, l'eroe soggiunse:
f 207 "Èccomi: io son quel desso, io che patitiImmensi affanni, dopo dieci e dieci 255
Anni ritorno alla natìa contrada.
So che a voi soli, tra miei servi giungoDesiderato, ché non d'altri udìa
Alzar preci, perch'io rieda a' miei tetti.
Quant'io per voi porrò ad effetto, udite: 260
Se mi concede un Dio gli oltracotatiProci domar, ambo vo' farvi lieti
Di spose, di dovizie ed a me accantoVo' case edificarvi. A me sarete
Gli amici fidi sempre, ed i fratelli 265
Di Telèmaco. Orsù, qui v'accostate,
Io tal vi mostrerò dell'esser mioSegno evidente, che ciascun di voi
Persuaso ne fia: la cicatriceChe il colpo d'un cinghial di bianca sanna 270
M'impresse il dì che del Parnaso i gioghiCo' figliuoli d'Autòlico salìa."
f 221 Detto, rimosse i cenci e discoverseLa margin larga. Ambo affisârla e fatti
Certi del vér, piangendo a Ulisse intorno 275
Gettâr le braccia, strìnserlo, baciârgliE gli omeri e la testa. Intenerito
Del par, ei lor baciò le mani e 'l capo.
E già lasciati, tramontando, il Sole
Gli avrebbe in pianto, se l'eroe medesmo 280
Con subito parlar non gli affrenava.
f 228 "Ah! restate da' gemiti e dal pianto,
Non forse alcuno del palagio uscito
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Filèzio Dio Numi Eumèo Ulisse Dio Telèmaco Parnaso Autòlico Ulisse Sole
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