Morte gli ordisse, e 'l negro ultimo Fato?
Pur, lui prese di mira e 'l colpì Ulisse
Nella strozza; fuor fuor pel delicato 20
Collo n'uscì la punta. Ei da una parteCurvatosi cascò, di man la coppa
Càddegli, grosso dalle nari un rioDi sangue gli sgorgò, da sé respinse
Calcitrando la mensa; a terra sparte 25
Îr le vivande; ed i pani e le carniInsanguinârsi. Già nell'aula i Proci,
D'Eupìtide al cader, tumultuâro;
Da' lor seggi lanciàtisi, percorronoQua, là col guardo le pareti intorno: 30
Non più scudo, non più veggiono lanciaCui dar di piglio. Con irati accenti
A rimordere il Re gridavan tutti:
? 24 "Così dunque, o stranier, segno a' tuoi straliQuesti duci ponesti? Ad altri giochi 35
Parte più non avrai. Già già t'incalzaMorte certa e tremenda: ecco, il più illustre
Degl'Itacesi giovani uccidesti,
Perciò qui gli avvoltoi divorerànti."
Dicean così, stimando ognun che a caso 40
Gli era uscito di man funesto il tiro;
Stolti! Né s'accorgean che aveano tuttiPosto già 'l piede nei confin di morte.
Ma torvo li guatò gridando Ulisse:
? 35 "Ahi! sozzi cani, reputaste voi, 45
Ch'io non tornassi mai dal popol Frigio,
E disertaste i tetti miei, per forzaMi stupraste le ancelle ed aspiraste,
Me vivo, ad impalmar la donna mia.
Né de' Numi che il Ciel regnano immenso, 50
Timor vi prese, né la vindice iraProvocar de' mortali unqua vi calse:
Or tutti ad una v'irretì la morte."
? 42 Allibîr tutti; vòlti gli occhi intorno,
Cercan qua, là fuggir l'eccidio atroce. 55
Rispose solo Eurìmaco: "Se in veroL'Itacense tu sei, reduce Ulisse,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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