Me rimovan gli Achei, restando solo."
? 108 Del caro padre al cenno ubbidiente,
Alla stanza il garzon corse, ove l'armiGiaceano, e quattro targhe otto lanciotti 140
E quattro elmi di rame, irti d'equineChiome prese e portò subito al padre,
Che primo rivestì del marzio arneseLa persona; e del pari armati, i servi
Al prode accorto Re stettero allato. 145
? 116 Finché bastâro a propugnarlo i dardi,
Togliea la mira e sempre alcun de' Proci
Nel palagio colpìa, tal che un sull'altroStipati rovinavano. Ma quando
Al saettante Re fallîr gli strali, 150
Dechinò l'arco al fulgido pareteE della porta l'appoggiò all'imposta;
Gravò d'un largo scudo indi le spalleA quattro doppi; diede al capo un elmo
Irto di equine setole, su cui 155
Terribile la cresta ìva ondeggiando;
Due munite d'acciar lance alfin prese.
? 126 Era nel saldo muro occulta porta,
Nel confin della reggia ultimo, d'assiBen congiunte construtta, che mettea 160
In calle angusto e senza capo. UlisseAd Eumèo comandò che la guardasse
Piantandovisi presso, che di là
Ad un uomo per volta aprìasi 'l varco.
Agelào l'adocchiò, si volse a' Proci 165
Ed a tutti dicea: "Non havvi, amici,
Chi sforzi quel segreto uscio e gridando,
Il popolo a rumor subito levi?
Saettarìa costui l'ultima volta."
? 135 Ratto Melànzio: "Ell'è impossibil cosa, 170
O nobile Agelào! Troppo al cortileLe vaste porte son vicine, e troppo
Dell'angiporto n'è l'uscita angusta.
Uno solo, di man prode, noi tuttiDi lì respingerà. Ma che? Dall'alta 175
Stanza or vi porterò l'armi, in cui fûro
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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