E non altrove, mi cred'io, da Ulisse
E dal suo figlio intrepido riposte."
? 142 Detto, montò su per la scala all'altaStanza del Re: dodici targhe prese, 180
Tante lance e di rame elmi altrettanti,
Irti d'equine setole, e veloceCorse e li mise in man de' Proci. Ulisse
Fiaccar sentissi le ginocchia e 'l core,
Scorgendoli vestir le sue stess'armi 185
E le lunghe aste palleggiar; ché grave,
Malagevole assai tenne l'impresa.
? 150 Vòlto quindi a Telèmaco: "Per certoDelle fantesche alcuna, o vuoi Melànzio,
Questo ci suscitò duro conflitto. 190
Non d'altri, no, tutta la colpa è mia."
? 154 "O padre! accagionare altri non vuòlsi!
Lasciai socchiuso l'uscio e qualche destroEsplorator s'avvantaggiò. Ma vanne,
O buon Eumèo, ferma la porta e cerca 195
Se d'un'ancella opra è cotesta, ovvero,
Come già suspicai, del Doliàde."
? 160 Movean tra lor queste parole ed eccoRedir Melànzio alla superna stanza
Per le bell'armi; Eumèo l'adocchia e ratto, 200
Ad Ulisse accostatosi dicea:
? 164 "O prole di Laerte inclita! riedeQuel perfido di cui già suspicammo.
Di' francamente: ove a me fatto vengaDi soverchiarlo, uccìderlo degg'io? 205
O 'l ti trarrò davante, acciò de' moltiMisfatti ch'egli in tua magion commise,
Alfin qui paghi a Te medesmo il fio?"
? 170 E 'l Re sagace: "Io qui col figliuol mioI Proci conterrem, benché animosi. 210
Voi Melànzio afferrate e gli stringendoMani e piedi sul tergo, nella stanza
Gettatelo; ben chiusa indi la porta,
E da voi cinto di tenaci nodi,
Tiràtel su, lungo un'alta colonna 215
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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