A quella vista, 255
Esultando in suo cor, gridava Ulisse:
? 208 "O Mèntore, deh! vieni in questa mischiaA m'aitar; rammenta quanti dietti
Pegni d'affetto il tuo dolce compagnoCui se' uguale d'età." Così dicea, 260
Benché in ispeme entrato, che la fosseMinerva, di conflitti eccitatrice.
Dall'altra parte, con minacce e gridaFremìano i Proci. A rimbrottar la Diva
Agelào Damastòride fu 'l primo: 265
? 213 "Mèntore, attendi; non con sue paroleA propugnarlo contro i pretendenti,
T'adeschi Ulisse. Questo è il voler nostro:
Che fia pieno, mi penso: allor che avremoIl padre e 'l figlio uccisi e tu pur anco 270
Morrai con lor; tu che sì grande impresaIn questa reggia consumar presumi,
Il fio ne pagherai con la tua testa.
Divelta che t'avrem l'alma col ferro,
I beni che in tua casa e fuor possiedi, 275
Del par che quei d'Ulisse, tutti ad unaGli spartirem; né mai consentiremo,
Che de' tuoi figli o delle figlie alcunaNe' suoi tetti più viva; e cacceremo
La tua casta moglier d'Ìtaca in bando." 280
? 224 Detto, vie più nel cor raccender l'iraPalla sentì; quindi all'eroe conversa,
Con disdegnosi accenti 'l rimordea:
? 226 "Non più quella gran forza e quel coraggio,
Ulisse, veggio in te, qual già brillava 285
Per ben nove anni senza sosta mai,
Quando pugnasti per la bella Elèna
Contra i Tèucri guerrier. Là in aspra guerra,
Tu fésti a molti eroi morder la polve.
Di Prìamo la città dall'ampie strade, 290
Là, mercé al senno tuo, fu posta al fondo.
Or come, giunto alle tue case e in mezzoAlle dovizie tue, movi querele
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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