L'onde marine, ma con gli avvampantiRaggi la vita lor rapìo già 'l Sole;
Un sull'altro così giaceano i Proci.
? 390 Ulisse allor: "Telèmaco, mi chiama 495
La nutrice Euriclea; ciò che fermaiNel mio pensier, vo' dirle". Obbediente
Bussò all'uscio Telèmaco e le disse:
? 395 "O donna antica, a vigilar prepostaSopra le ancelle, vien, che a sé t'appella 500
Qualche cosa per dirti, il padre mio."
? 398 Tacque, né sparse îr le parole al vento.
Schiusa la porta delle ricche stanze,
Ratto accorse, e 'l garzon la precedea.
? 401 Nel mezzo de' cadaveri trafitti, 505
Trovò l'eroe cruento e polveroso.
Come lion che divorò pur dianziToro silvestre, l'una e l'altra guancia
E tutto quanto il petto e 'l ceffo e l'ugneGróndangli sangue; ahi! quant'è in vista orrendo! 510
Così ne' piedi e delle man nei dossiContaminato appar l'inclito Ulisse.
Visti appena gli uccisi e 'l sangue immenso,
Mise un forte Euriclea grido di gioia,
Maravigliata di sì grande impresa. 510
Ma l'eroe l'interruppe e la ripresse,
Benché bramosa, indi a' parlar si tolse:
? 411 "Godi nell'imo cor, donna, ma in vociNon proromper di gaudio; empiezza fôra
Vampo menar sulla trafitta gente. 520
La giustizia de' Numi ed i costoroDelitti li domâr; non de' mortali
Onorâro alcun mai, tristo o buon fosse,
Che appo lor s'adducea; quindi perîroColpa di lor follia d'ignobil morte. 525
Ma delle serve or dimmi: in questa reggiaQual tiemmi a vil, qual si serbò innocente."
? 419 E la nutrice affettuosa: "O figlio!
Schietto il vér ti dirò. Chiude il palagio
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Sole Proci Ulisse Euriclea Telèmaco Tacque Ulisse Euriclea Numi
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