Ma perché or mi scorgeSordido e in questi abbietti panni avvolto,
A vile tiemmi e dir non osa: "è desso". 140
Ma il partito cui giova or appigliarci,
Consultiam noi. Qual tra sue genti ucciseUn uomo solo, che non molti addietro
Vindici a sé lasciò, fugge e abbandonaI congiunti, la patria; or noi che spenti 145
D'Ìtaca abbiamo i giovani più illustri,
Schermo della città, che far dobbiamo?
Por mente al caso, e provveder t'assenno."
? 123 "Tu stesso a ciò provvedi, o padre mio,
- Rispose 'l garzon saggio - il tuo consiglio, 150
Com'è pubblico grido, ottimo surge;
Ned havvi altro mortal che teco ardiscaContender di prudenza. Ove ti piaccia,
Pronto ti seguirò, né 'l mio coraggioManco verrà, mi penso, finché intègre 155
Serberò le mie forze." E quel sagace:
Questo partito più giovevol pàrmi.
Preso un bagno, abbigliàtevi e d'eletteVesti le ancelle s'ornino; indi 'l vate
Divino, tocca la soave cetra, 160
Ne' giocondi ad entrar balli n'inviti,
Acciò che fuor l'udendo, ciascun credaCelebrarsi le nozze, o che per via
Passi o vicino alberghi. E così 'l gridoPer la città non fia che si diffonda 165
Della strage de' Proci, che noi primaGiunti non siamo là, nell'arborosa
Nostra campagna ove porremo in opraCiò che util più n'inspirerà l'Olìmpio."
? 141 Detto, presti obbedîr. Già preso il bagno, 170
Rivestîrsi le tuniche, le donneSpiegâr de' manti la leggiadra pompa,
Ed il vate divin tocca la cetra,
Destò in tutti 'l desìo di dolci tempreE de' balli giocondi. Al calpestio 175
Degli uomini danzanti e delle donne,
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Proci Olìmpio
|