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      Adorne i fianchi d'elegante cinto,
      Tutta echeggiava l'alta reggia intorno.
      E tal che udìa di fuor: "Certo l'ambitaRegina tanto, alcun de' pretendenti, 180
      Perfida! disposò, ché non sostenneServar l'ampia magion sino al ritorno
      Di lui che la menò vergine sposa."
      Così dicendo, del successo ignaro,
      Male al vér s'apponeva. In questo mezzo, 185
      Eurìnome lavò, d'essenze asperseE di tunica cinse e d'un bel manto
      L'inclito Eroe. Ma di gioconda luceDi beltade adornàvagli 'l sembiante
      L'occhi-glauca Minerva. Allontanosse 190
      Dal bagno pari a un Dio; quivi si assiseDi rincontro alla moglie, onde era sorto.
      E: "Troppo altera! - disse -. A te gli Eterni
      Posero più che all'altre donne in senoImpenetrabil cor: certo non altra 195
      Starìa con sì ostinato animo lungiDal suo consorte che sofferte molte
      Sventure, alfin dopo dieci anni e dieci,
      A lei tornasse ed alla patria Terra.
      Orsù, nutrice, pómmi un letto ov'io 200
      Mi corchi: have costei l'alma di ferro."
      ? 173 L'Icàride rispose: "O generoso!
      Né tu m'incolpa di superbo spirto,
      Ned io ti prendo a vil, ma di soverchioL'ammirazione in me non mai si leva: 205
      Ben rammento qual eri, allor che sopraLa nave tua di lunghi remi armata,
      Ti dipartisti d'Ìtaca. Orsù vanne,
      Gli appresta il letto soffice, Euriclea,
      Che della stanza marital è fuora 210
      E che egli un giorno di sua man construsse.
      Là velli e manti e coltrici superbeStèndivi, acciò che 'l sonno il riconforti."
      ? 181 Disse e con questo volle ultimo segnoFarsi al tutto del suo sposo sicura. 215
      ? 183 Corrucciato l'Eroe: "Donna - soggiunse -,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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