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      Questa parola mi trafisse 'l core.
      Chi mi traspose il letto? Ad uom sagaceDuro ciò fôra: trasmutarlo solo
      A suo grado potrìa, qui giunto, un Nume; 220
      Uom vivo, no, benché in sul fior degli anni:
      Però che in esso d'arte havvi gran segnoCh'io 'l feci, né la mano altro vi pose.
      Là, nel recinto del cortil cresceaFlorido ulivo d'allungate frondi; 225
      Largo il troncon, a guisa di colonnaAlto ergévasi all'aura. A quello intorno,
      Pietra a pietra congiunta, edificaiLa maritale stanza; d'un bel tetto
      La protessi e ben salde adatte porte 230
      V'imposi. Poscia la frondosa chiomaDell'ulivo segata, il troncon presso
      Tagliava alla radice e 'l ripolìaCol ferro artatamente, e dirizzato
      A squadra e perforato in tutte parti 235
      Col succhio, il feci al talamo sostegno.
      Così construssi il letto e l'adornai,
      L'incrostando di lamine d'argento,
      D'avorio e d'oro; alfin di porporineBovine pelli il ricingeva: è questo 240
      Il grave indizio che del vér t'accerta.
      Non so, donna, però se mi si serbaIntero il letto, o se qualcun, succiso
      Dell'ulivo il troncon, di là il rimosse."
      ? 205 Detto, mancar Penèlope sentìo 245
      Le ginocchia ed il cor, ché certi i segniDi ch'ei le diè contezza, riconobbe.
      Corse diritto lagrimando, ed ambeAl collo intorno gli gettò le braccia,
      E la testa baciàndogli, proruppe: 250
      ? 209 "Non farmi, no, del tuo cruccio dolenteUlisse! tu che in tutte cose avanzi
      Di prudenza i mortali; avversi i Numi,
      D'affanni ci opprimendo e di sventure,
      N'invidiâro star ne' lieti giorni 255
      Di giovinezza uno appo l'altro e insieme


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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