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      I deposti per te splendidi premiDall'alma Teti dal bel piè d'argento; 120
      Ché soprammodo sempre agl'immortaliFosti diletto! No, non ha la morte
      Ragion sul tuo gran nome: eterna e primaSplenderà la tua gloria appo le genti,
      Achille! Mentre a me, qual verrà gloria 125
      Dopo che a fin trassi la guerra? AtroceMorte nel mio redir Giove m'ordìa
      Per man d'Egisto e d'una moglie infame."
      ? 98 Questi i colloqui lor. Quando sorvenneAlla guida di lor che uccise Ulisse, 130
      L'internunzio Argicìda. A quella vista,
      Ad incontrarli mossero dirittoMeravigliando ambo gli eroi. Conobbe
      L'alma d'Agamennóne il Melanide
      Anfimedonte che nel suo palagio 135
      Ospite un giorno in Ìtaca lo accolse.
      ? 105 E l'Atride: "Qual caso, Anfimedonte,
      Nel buio di sotterra ad una spinse,
      Voi, schiera eletta e florida? Ned altri,
      Avutane balìa, del par potrebbe 140
      Scêrre in vasta Città gente sì egregia.
      Nettun forse co' legni vi sommerse,
      Turbi fieri eccitando ed immense onde?
      O gente ostile trafiggéavi in terra,
      Mentre torme di tauri e pingui greggi 145
      Depredavate? o la Città natìaPropugnando e le femmine, cadeste?
      Dìllomi, ché m'è vanto esser già statoD'ospizio a te congiunto. Oh! non rammenti
      Quel dì che unito a Menelao, me n' venni 150
      Al tuo palagio per indurre Ulisse,
      Sull'alte navi a seguitarci a Troia?
      Poiché varcato l'alto sale avemmo,
      Era un intero già mese trascorso,
      In che dato ci venne, a gran fatica 155
      L'eversor di Città far persuaso."
      ? 120 "O Re de' prodi, glorioso Atride,
      - Rispose Anfimedónte - èmmi ciò tuttoNella memoria ed or verace e pieno


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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