In questa casa; per la cena un verroPingue sgozzate; intanto il padre mio
Tentare or vo', se mi ravvisa, o s'abbia 285
La conoscenza mia tòltagli 'l tempo."
? 219 Detto, a' servi diè l'armi. IncontinenteEntraron elli; giù nel vasto intanto
Fertil orto l'eroe sceso, né Dòlio
Trovò, né i figli, ned alcun mancipio, 290
Ché dal veglio guidati, a raccôr pietre
Îr per cingere l'orto di macìa.
Nell'ameno giardin quindi rinvenneSolo soletto il genitor che intorno
Sterpava a un arboscel l'inutil erba; 295
Rappezzata il vestìa tunica vile;
Ricuciti schinier di bovin cuoioCingévangli le gambe; in sulle mani,
Schermo de' rovi alle punture, irsutiGuanti portava; alfin di pel di capra 300
Preméagli 'l fronte un elmo che al vegliardoVie più 'l lutto crescea. Come l'eroe
Rotto 'l vide dagli anni e sconsolato,
S'arrestò sotto un pero alto, versandoPianto dirotto. Indi nel cor gli sorse 305
Un dubbio, se con baci e con amplessiIr deggia al padre e tutto che sofferse,
Come redìa, narrargli; o d'ogni cosaInterrogarlo prima e farne prova.
Quest'avviso prepose: di tentarlo 310
Con parole ingannevoli; non forseL'estrema gioia il debil vecchio estingua.
Fermato ch'ebbe ciò, diritto mosseVèr lui che, a capo chin, la terra adegua.
Gli si fece d'appresso, e sì gli disse: 315
? 244 "O veglio, no, non sei dell'arte ignaroChe quest'orto richiede e n'hai gran cura.
La vite, il fico, qui l'ulivo, il peroEd ogni pianta insomma ed ogni aiuola
Mostra la mano del cultor solerte. 320
Pur ti dirò, né t'adirar: non veggoChe ti caglia di te: l'età t'opprime,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Dòlio
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