Le rappresaglie, che tratto tratto facevano i liberali contro i centurioni, conturbavano ciò non ostante i sonni dei sanfedisti; onde si avvisò di creare un corpo di truppe estere, che rimanessero al servigio papale, quand'anche gli Austriaci e i Francesi se ne fossero andati.
Si volse dapprima la mente ai cattolici d'Irlanda; ma, dopo breve disamina, ne fu deposto il pensiero. Si ricorse allora agli Svizzeri, la cui antica rinomanza di fedelissimi mercenari dava a bene sperare. A tal fine furono aperti i ruoli ed ai primi uffiziali, che avevano servito sotto Carlo X in Francia, e che n'erano stati cacciati per la rivoluzione del 1830, venne affidata la nuova organizzazione. Scesero ben presto dalle elvetiche montagne, ove la libertà è un nome santo, degli sciami di montanari, i quali traevano ad offrire le loro persone al dispotismo papale, perché desse loro un vilissimo soldo. Si ordinarono in due reggimenti di fanteria, ed in una batteria di cannoni da campo. L'odio e lo sprezzo delle popolazioni per costoro fu senza pari: si preferivano Austriaci e Francesi; e ciò bene a ragione: che questi erano trascinati al servizio per legge di coscrizione, di disciplina e di bastone; mentre quelli facevansi vile strumento della tirannide per propria scelta, e lasciavano la loro sede libera per tenere schiavi dei popoli, che aspiravano a libertà.
D'allora in poi il governo papale ebbe a sua disposizione truppe indigene regolari, vale a dire papalini e gendarmi; milizie irregolari, ossia Centurioni; truppe regolari estere, ossia Svizzeri; infine, i soldati che Austria e Francia avevano spedito.
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