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      In altre prigioni seppi ch'eglino e i loro compagni furono mandati a morte. Veda il lettore con qual razza di gente il governo papale accomuni i detenuti politici.
      Il viaggio durò diciassette giorni, lungo e penoso, sempre con ladri ed assassini; ad ogni ora il carro sostava, ed i gendarmi, messo piede a terra, davano delle strappate alla lunga catena che passava per l'anella delle manette di tutti i prigionieri, a fine di vedere se erano intatte: cosa che recava ai polsi un dolore acutissimo.
      Da Nebi a Roma fummo soli: autorizzammo i carabinieri a ritenere alcun che del nostro denaro che avevano in deposito a titolo di beveraggio, affinché in luogo di un carretto di paglia avessimo un calesse, e fossimo rivolti secondo il corso naturale del cavallo: si ottenne.
      Vastissime campagne incolte, colli ora spogli ed ora vestiti di arboscelli o di boschi, ruderi di sepolcri, rottami di ponti e di antichi acquedotti mi si offrivano tutto all'intorno. Si era nel cuore d'inverno; l'aspetto sterile della campagna, le antiche pietre, di niun pregio per l'uomo insensibile, ma eloquenti e atte a destare sublimi immagini nell'Italiano, il cui cuore palpita ardentemente di amor patrio, m'infondevano una tristezza inesprimibile. Volgeva attonito lo sguardo intorno, ed ogni zolla ed ogni antichità mi parlava all'animo.
      Infine vidi spuntare la cupola di San Pietro; mi studiai di discernere i sette colli; mi vennero indicati e la Mole Adriana, e il Colosseo, e altri monumenti. Chiedeva e poi richiedeva, sempre spinto da crescente curiosità; dimenticava per un istante la mia sorte, e sembravami perfino di non aver più le manette.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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