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      Le stesse formalità si usarono ai miei compagni di sventura.
      Trascorso poco più di un mese, fummo all'improvviso chiamati nella cancelleria. Al passare vicino ai cancelli della porta principale, vedemmo sotto le armi una compagnia di papalini; non ne sapemmo spiegare la ragione. Ci trovammo indi di faccia al cursore governativo Felci, il quale lesse la sentenza che condannava ciascuno alla galera in vita.
      Alcuni Romani, tra i quali Mattia Montecchi, che stavano racchiusi nella segreta di contro alla nostra, furono sentenziati colla stessa pena.
      Questa la mitezza della Sacra Consulta. Le sentenze non motivate parlavano solamente di cospirazione contro tutti i governi d'Italia: le difese, semplici formalità per acciecare i gonzi. E così rimasero inutili le sollecitudini delle nostre famiglie, perché fossimo giudicati da un tribunale non militare; e così le persone dei giovani italiani venivano mietute sul patibolo o tra gli stenti di orride prigioni.
      Ora egli è mestieri che mi soffermi alquanto onde rendere un tributo di amicizia ad Eusebio Barbetti.
      Tra coloro che dal 1840 al 1843 ebbero in mano le fila della cospirazione nelle Romagne, alcuni, anziché viversene intenti allo scopo della redenzione patria, si davano all'intrigo ed a soddisfare interessi personali ed ambizioni. Costoro, tra i quali Anselmo Carpi e O[reste] B[iancoli], gelosi della preponderanza che Barbetti acquistava ogni dì nelle faccende di cospirazione, diedersi a dir male di lui ed a spargere sotto voce delle calunnie.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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