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      E così bene seppero maneggiare la bisogna, che trassero alcuni patrioti a ripeterle in buona fede ed a prestarvi credenza. La cosa andò tant'oltre, che poco prima ch'io gli divenissi amico s'era perfino tentato di assassinarlo, siccome spia del governo. Queste infamie hanno pur troppo luogo tra le sêtte, dove bene spesso, anziché la ragione, la rettitudine, l'amor patrio e l'onestà, prevalgono l'ingiustizia, l'acciecamento, la menzogna, l'invidia, ed ogni sorta di basse e abbiette passioni. Il fingere, il mentire continuo, il mistero ed i raggiri, in cui sono costretti di ravvolgersi i settarî, finiscono per divenire un abito, gli animi si corrompono; e non vi è atto, per quanto sia spregevole, dinanzi al quale si indietreggi.
      Per nascente gelosia s'incomincia a parlare freddamente di un amico; se ciò piglia radice, si discende più basso, e si mettono avanti delle voci di diffidenza; dagl'ignoranti, dai malevoli, dai ciechi instrumenti queste si accolgono senza esame; corrono di bocca in bocca; i nemici di ogni sorta ne approfittano; l'ombra cresce e prende aspetto di corpo; i timidi schivano il calunniato, e non osano difenderlo. Da ultimo vedesi sovente perduto un uomo, che poteva rendere grandi servigi al suo paese, non per altro che per gelosie e private inimicizie.
      Così avvenne di Eusebio Barbetti, e così di tanti altri, per l'infamia di gente che si predicano virtuosi, e non sono nel fatto che vigliacchi, peggiori dei nostri nemici stessi, e degni di essere reietti dal civile consorzio degli uomini dabbene.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Eusebio Barbetti