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      Non permisi ciò: non valse, ché alla seduta diede corso a quanto avea ideato.
      I giudici nulladimeno ci condannarono entrambi alla galera in vita, dicendo che le sue asserzioni erano conseguenza di concerto prestabilito.
      Come adunque ben si vede dai fatti, Barbetti era puro. Più tardi la verità si conobbe da ognuno; e quando fu restituito a libertà, gli vennero fatte le scuse dai suoi stessi calunniatori. Sì, fate le scuse dopo che avete assassinato un uomo civilmente, gente dappoco!
      Egli continuò, nonostante questo cambiamento, a disprezzarli; ma il suo animo aveva sofferto profondamente: e non andò molto dopo l'amnistia, che, amareggiato di questa vita, diede l'ultimo respiro in terra straniera.
      Esseri come lui sono assai rari; e per chi conosce bene addentro questa umana natura, sembrerebbe che non ve ne potessero essere. Ma egli è pure un fatto che ve n'hanno, quasi mandati da Dio a consolarci in mezzo alle piaghe sociali, in mezzo alla malignità che generalmente s'incontra quaggiù.
      Barbetti era di Russi, di coraggio indomito; la sincerità e la franchezza erano le sue prime qualità; compassionevole verso i poveri, inflessibile nelle vendette, quando e' n'aveva giusto motivo. Sentiva profondamente l'amor di patria e di amicizia. Era maestro nella Carboneria, affiliato alla Massoneria e alla Giovine Italia. Strinsi dimestichezza con lui nella state del 1843: mi amava siccome fratello, e fino al suo arresto cospirammo insieme contro il governo papale. Ma ripigliamo il filo della narrazione.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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