Intanto ci mettemmo in alcuni seriamente a studiare i mezzi di effettuare una evasione. Potemmo corrispondere col comitato di Ancona, e la cosa andò tant'oltre, che alla morte di Gregorio poco mancava ad effettuarsi. Se fosse riuscita, non si può dire; dal lato nostro s'era preveduto ogni evento possibile, e tenuta così segreta, che niuno dei prigionieri, tranne cinque dei più audaci, poté subodorare alcun che.
Ad un tratto ogni nostro preparativo fu interrotto dalla notizia avuta per mezzi segreti, che Gregorio giacevasi gravemente infermo. Passarono due giorni, e se n'ebbe la conferma. A questo i malati incominciarono, per così dire, a tornare in salute; i vecchi e i cronici a prendere novello vigore; nessuno più lavorava. Era un continuo girare, un cantare, un incontrarsi, uno stringersi la mano, un bucinar segreto, un far progetti. In questo agitarsi si conobbe: i posti essere rafforzati, il presidio aumentato, e i soldati consegnati nella fortezza. Si disse temersi una sollevazione per parte nostra. Allora la dubbia novella divenne certezza; e per la reclusione udissi il risuonare di lungo e universale canto funebre. Si andava su e giù pei loggiati cantando il requiem al vecchio papa, e sogghignando ai caporali che si recavano alle visite quieti e mogi.
Alla fine, il comandante stesso non poté più celare l'annunzio; e s'incominciò d'altra parte a sentire il rimbombo delle artiglierie, che tuonavano al passaggio dei cardinali recantisi al conclave.
Mastai Ferretti fu eletto papa, e si disse prossimo un perdono.
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Ancona Gregorio Gregorio Ferretti
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