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      Per questo fatto Mazzini poteva mettere un qualche peso nella bilancia delle opinioni. Fu quel che fece colla sua lettera al papa. Alcuni non credevano in questo, o se pur gli davano fede, egli era per non andare a ritroso della pubblica opinione, che tutto trascinava in favore di Pio IX.
      Se tuttavia versavano nella incertezza, cambiarono consiglio quando Mazzini ebbe parlato: sì, quando l'uomo che si rideva della pubblica opinione, che gridava contro il dispotismo da dieciotto anni; quando colui, che mostravasi il più forte propugnatore delle idee nazionali, si rivolse al Beatissimo Padre dicendogli: "Noi vi faremo sorgere intorno una nazione, al cui sviluppo libero, popolare, voi vivendo presiederete; noi fonderemo un governo unico in Europa che distruggerà l'assurdo divorzio fra il potere spirituale ed il temporale, ecc.", da quell'istante non fuvvi più dubbio. Machiavelli, il profondo conoscitore degli uomini, il saggio e sottile segretario fiorentino, avea sognato nel dire: "'La ragione che l'Italia non sia in quel medesimo termine (cioè, ridotta a unità come Francia e Spagna), né abbia anch'ella o una repubblica o un principe che la governi è solamente la Chiesa, che tiene questa nostra provincia divisa, ed è cagione della rovina nostra".
      Uomini di maggior senno pratico, di maggiore scienza politica, Gioberti e Mazzini, volevano distruggere l'assurdo divorzio dello spirituale dal temporale; volevano il Papa e la Chiesa a capo della redenzione italiana; sì, quella Chiesa, che dopo avere protette le repubbliche italiane nel loro nascimento, le abbandonava, le tradiva, si confederava cogli stranieri, ed era sino ad oggi il maggiore e primo ostacolo alla libertà e indipendenza italiana; pretendevano, dico, fare indietreggiare Italia ed Europa, ricacciandole sotto il giogo della Chiesa romana, sotto il simbolo del dispotismo spirituale e temporale, di chi distribuisce le corone regali e imperiali per un preteso diritto divino; pretendevano che i salutari effetti delle rivoluzioni religiose, suggellate dal sangue di tanti martiri, scomparissero; che l'eroismo e gli sforzi dei più belli ingegni dei mezzi tempi, dal secolo XIII cioè infino ad oggi, pel conquisto della libertà intellettuale foriera della libertà politica, fossero o dimenticati o derisi dalla teocrazia papale.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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