XXII. Mentre tutti questi eventi si svolgevano con una rapidità incredibile, che faceva Mazzini, il preteso rappresentante della rivoluzione(9)? Partì di Londra con sette dei suoi amici; e il 5 marzo, temendo che l'Italia avesse fatto senza di lui, si avvicinò a quelli ch'ei chiamava moderati, cambiò il nome alla Giovine Italia, che già suonava male, e istituì l'Associazione Nazionale Italiana.
Era scopo di essa: "Nazionalità una, libera, indipendente; guerra all'Austria; affratellamento colle libere nazioni, e coi popoli che allor combattevano per divenir tali". Il programma diceva di più: "L'Associazione non prefigge ai suoi sforzi il trionfo determinato d'una o d'altra forma governativa". Il che a chiare note significava essere la sua professione puramente d'indipendenza nazionale.
Dopo la rivoluzione milanese si conduceva in Italia, ponendo la sua sede in Milano: indi cominciava subito a far guerra sorda a Carlo Alberto, stabiliva un centro repubblicano, ed anziché volare ov'erano i combattimenti per animare la gioventù col gesto, colla voce, colla presenza, e coll'esempio, inviava emissarî a Curtatone, a Vicenza, e dovunque fossero volontari; disconosceva le sue stesse parole dell'Associazione; calpestava le promesse, e si teneva pago di mettere anch'egli il suo obolo nella guerra del risorgimento italiano: la divisione, cioè, e la diffidenza. E tanto è vero questo fatto, che il popolo milanese reagì pure per un istante, e stette a un pelo di non fare man bassa su di lui e su di alcuni suoi seguaci.
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