XXV. Da ultimo, non potendo più Carlo Alberto tener la campagna cogli avanzi del suo disorganizzato esercito, venne il 4 agosto a capitolazione collo straniero.
Si fece reo di tradimento?
Sel pensino i ciarlatani(10) e tutti coloro che non seguono la logica nei giudizî. Non era egli un re? Or bene, egli andava dietro a quello, che gli dettavano imperiosamente le leggi di sua casa regale, di sua esistenza: Anziché perdere la corona. pattuiva.
Le enormezze e gli errori commessi e prima e durante la campagna tornarono a profitto dell'Austria, la cui armata compatta marciò dritto al suo fine, fucilando spie, chi le faceva ostacolo, chi non soccorreva di viveri il soldato; mettendo fuoco alle case, e portando lo spavento ove trovava resistenza. Cosicché gli agricoltori, le cui braccia si ricusarono da Carlo Alberto, il cui interesse non s'ebbe né manco un pensiero da lato dei rivoluzionari, fecero i ponti d'oro ai soldati di Radetzky per non vedere abbruciate o la capanna o la casa o le messi, che ricoveravano e nutrivano le tenere membra dei loro bimbi.
Così traditi segretamente e palesemente dai principi, ai quali avevano strappate le riforme, perduti dalla ipocrisia del re sabaudo, divisi e indeboliti da alcuni repubblicani, abbandonati dai popoli, che in rivoluzione, al par di noi, calpestavano i principî di solidarietà nazionale fino allora predicati; in poco più di quattro mesi vedemmo le falangi nemiche rientrare orgogliose, superbe, e a suon di banda, tra le mura di Milano, tra quelle mura sacre, donde una mano di uomini, coll'Italia nel cuore, li aveva cacciati facendone grande scempio.
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