XXVI. Logica, unione, tradimenti, inflessibilità di proposito nei tiranni; sragionare, parole, disunione, leggerezze, discordie, tradimento reciproco tra i liberali e tra le nazioni; e per giunta, disprezzo degl'interessi vitali del povero: ecco i fatti, che distinsero le parti combattenti nella prima epoca della rivoluzione italiana ed europea del 1848.
Un popolo non isprofondato per anco nel fango della corruzione; un popolo avente tradizioni di gloria, che stannogli davanti eternamente scolpite, può ad ogni tratto scuotersi, risorgere e farsi grande. Perché ciò accada, egli è mestieri che il dispotismo, che stagli sul collo, non sia di natura addormentatrice, siccome quello dei Medici e successori in Toscana, e quello più recente di Luigi Filippo re di Francia; ma sibbene che rassembri all'altro d'Austria esercitato dopo il 1815 sino ad oggi, a quello dei governi italiani, e di Napoleone attuale.
Le crudeltà, gli atti arbitrarî, il munger danaro ad ogni tratto per feste e balli di corte, pel mantenimento di numerose soldatesche, e pel sistema di spionaggio; la coscrizione, il bastone, la deportazione, gli assassinî governativi, sogliono commuovere gli uomini, e tenere sveglie le menti e le passioni di una nazione.
Da questo, per natural legge, insorge una sorda ed accanita lotta tra la nazione e il dispotismo: lotta, ora coperta ed or nascosta, che tratto tratto dà moti e lampi forieri della tempesta, e infine, a guisa di nubi pregne di elettricità incontrantisi tra di loro, scoppia e produce il fulmine delle rivoluzioni.
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