Da un Comitato esistente in Roma, e col quale corrispondevano i giovani più ardenti della Toscana, e Ribotti, e Fabrizi, si pensò di fare una spedizione negli Abruzzi, onde portare diversione alle forze del re di Napoli. Ribotti fu scelto a capo; e Durando, allora in Roma, avrebbe dovuto coadiuvarvi per ciò che spettava piani militari, ecc. Io partii con Ribotti per questa spedizione tenendo la via delle Romagne, e Fabrizi quella di Siena. Giunti in Ancona, sapemmo del re di Napoli e della Costituzione data il 29 di gennaio. Ciò ebbe sconcertato ogni cosa: tuttavia seguitammo il nostro cammino per alla volta di Roma, dove giunti ci mettemmo in comunicazione col Comitato.
Ai primi di febbraio fuvvi una grande dimostrazione promossa da Ciceruacchio di concerto col Comitato stesso: si chiesero uffiziali piemontesi, riordinamento dell'esercito papale, e secolarizzazione totale del governo. Ne venne di conseguenza che monsignor Savelli ed altri si dimisero dagli impieghi che avevano. Il governo credette che in tale dimostrazione v'avesse presa parte Ribotti, Fabrizi, ed io stesso; ne ordinò l'arresto. Al che Ribotti si sottrasse recandosi a Messina per comandarvi la insurrezione.
Di Fabrizi nulla più seppi; e quanto a me, recaimi per le poste nelle provincie d'ordine del Comitato, di cui facevano parte Mattia Montecchi e Vincenzo Caldesi, onde spiegare l'oggetto della dimostrazione popolare.
Sebbene il Comitato di Roma avesse a membri alcuni repubblicani, pure la sua missione non era di spingere il popolo alla repubblica.
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