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      Per formarsi poi un giusto criterio della prontezza della nazione a insorgere, non deve tenersi conto delle armate che davano i governi, le quali sono macchine, ma sibbene della cifra risultante dai volontari e dai patrioti. Or bene, che sono eglino da trenta a quarantamila in una guerra santa e di nazionalità? Vergogna agli Italiani, che diedero solo quel meschinissimo numero! E vorremo poi dire che gli stranieri non hanno ragione, quando ci dicono che siamo pronti soltante alle parole?
      E cosa fu di tutto quell'entusiasmo pei principi riformatori? Se non si voleva seguitare il principio repubblicano, perché non volare, ciò nulla ostante, in massa alla guerra di riscatto nazionale? perché i costituzionali non diedero moto a tutte le molle sociali? Ma il ripeto: nel 1848 fuvvi meschinità nell'universale degl'Italiani. Milano sola grande. E dove il popolo venne lasciato solo, l'eroismo comparve di nuovo: così fecero Bologna, Brescia, Venezia, Roma, Sicilia.
      A voi, giovani italiani, cui sono dirette queste pagine dimostranti gli sbagli di allora dei nostri capi, il lato erroneo delle opinioni e dei mezzi atti a farci risorgere; a voi sta il cancellare le onte del 1848. Richiamate alla vostra mente ciò che fecero i vostri padri nelle epoche delle glorie italiane; pensate che l'indipendenza non si acquista su pei trivi o nei caffè, nei teatri, fra le braccia delle belle. Riguardate alle guerre nazionali di tutti i popoli d'Europa; riguardate alle guerre della rivoluzione americana e francese del secolo scorso; alla costante insurrezione spagnuola contro Napoleone il Grande; prendete esempio dagli stessi barbari, dai moderni Circassi, e scuotetevi.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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