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      Essendo nello Stato Romano compiute le elezioni, i deputati si riunirono legalmente in assemblea il di 5 di febbraio a Roma, e nella notte dall'8 al 9 proclamarono la repubblica(11).
      I deputati alla Costituente, se non di grande ingegno od erudizione, avevano in gran parte delle doti assai migliori: bontà di cuore ed amor patrio.
      Il potere esecutivo venne affidato ad un comitato composto di uomini coscienziosi ed onesti. L'amministrazione dello stato, basata sul sistema vecchio, presentava ogni dove disordine e corruzione burocratica. Le truppe erano disorganizzate; gli Svizzeri quasi tutti avevano lasciato le insegne; e gli uffiziali piemontesi, che presiedevano all'organizzazione dell'armata papale, davano la loro dimissione al sorgere della repubblica. Le operazioni dei governanti dovevano trovare i più grandi ostacoli ed inciampi ad ogni piè sospinto.
      Da ciò la necessità di un potere veramente energico, che avesse dato moto a tutte le molle rivoluzionarie, agli interessi dei più, e si fosse lanciato innanzi senza temere e vacillare. Ma né Armellini, né Saliceti, né Montecchi possedevano o la forza di volontà, o l'istinto rivoluzionario, necessari nei casi supremi; né da tanto erano i ministri loro, che potevansi avere per la personificazione della dolcezza e moderanza civile.
      Ma che avveniva dell'uomo della rivoluzione, predicato almeno come tale dagl'Italiani? di Mazzini? del grande agitatore genovese?
      Dopo la perdita della prima campagna, seguì per la propria salvezza la colonna dei volontari comandata dal generale Garibaldi: stette con essa armato di carabina, e dopo un dieci miglia di insolite fatiche, sentendosi assai indisposto, ebbe per meglio di condursi nella pacifica Lugano.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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