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      Ma forse ella faceva di più; e pensava a scoprir forse nello scompiglio generale qualche nuovo sbocco, dove mandare le sue mercanzie.
      Tornando ora alle cose di Roma, sedevano i deputati in comitato segreto, quando pervenne la notizia di Novara. In quel momento supremo non si perdettero già di animo; ché anzi decretarono di voler fino all'ultimo sostener l'onore italiano; e prevedendo la piena che era per venire loro addosso, vollero creato un Triumvirato, a cui con illimitati poteri fu commessa la somma delle cose governative. Tale provvedimento avrebbe dovuto prendersi al proclamare stesso della repubblica; sin d'allora si richiedevano misure energiche e unità di potere, ma il tempo nei rivoluzionari del 48 e 49 fu mai sempre un elemento secondario.
      I membri del Triunvirato furono Mazzini, Saffi, ed Armellini. Il primo portò costanza e attività non comuni; gli altri due, se buoni forse di navigare col compasso quando il tempo è in bonaccia, riuscivano del tutto incapaci di stare al timone, allorché la tempesta si approssimava. Si può adunque dire che il Triumvirato era Mazzini: e fu a desiderarsi, che alla sua attività avesse accoppiato profondo conoscimento degli uomini, senno pratico e cognizioni militari.
      Roma era il solo punto, in cui il concetto nazionale della libertà e della unità ampiamente si svolgesse.
      Ogni Italiano poteva essere cittadino romano, o deputato all'assemblea, o posto agl'impieghi; ivi non traccia di municipalismo offuscava la mente dei reggitori, mentre che il contrario avveniva nei capi del governo veneto, toscano e siculo.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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