Se Roma sturbava i sonni del dispotismo, non così fu dopo l'entrata dei Francesi: in tutta Europa, a passi giganteschi, si avanzò verso il suo trionfo.
La rivoluzione terminò a Vilagos col tradimento di Görgey, e in Germania colla caduta di Rastadt. Infine, Venezia, dopo avere sostenuto un assedio che fa epoca negli annali dell'arte militare, venne ridotta a dedizione il giorno 22 agosto 1849.
Italia, che a Palermo aveva impugnato le armi per la prima, era altresì l'ultima a deporle; e dava a vedere al mondo intero, che pochi Italiani veri vi furono, ma che quei pochi armati valsero a fare impallidire i loro tiranni, ad accendere la rivoluzione in tutta Europa, ad affrontare le armate di Francia, Austria, e Spagna!
Che non sarebbe stato se invece di un pugno d'Italiani ne avesse racchiusi nel suo seno un centomila? Che, se i reggitori di lei avessero avuto capacità e ingegno?
CAPITOLO SESTO
La Repubblica Romana lasciava un addentellato: il 4 luglio del 1849, alcuni deputati dell'Assemblea nominavano un Comitato Nazionale Italiano, composto di Mazzini, Saffi e Montecchi: davangli mandato di contrarre un prestito nazionale in nome del popolo romano, e per la salute dell'Italia; di accrescere a talento il numero dei membri di esso; di fare un appello ai veri Italiani, onde averne soccorso morale e materiale.
Il Comitato si costituì regolarmente all'estero, e nel settembre del 1850 emise delle cartelle per contrarre il prestito nazionale; i membri accresciuti nelle persone di A. Saliceti, e G. Sirtori: il segretario, Cesare Agostini.
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