Poco dopo cambiò talento, riscrisse: altri amici confortarlo a star saldo, ciò voler fare. Mandò fuori un libricciuolo di giustificazione, e pose mano a nuove operazioni.
Stabilì un centro di operazione, composto di lui solo, avente a consiglio lui solo; venne a comporre un Dittatorato cospiratorio.
Il veicolo dei suoi atti pubblici rimase il giornale dell'Italia e Popolo, nutrito da lui e dalle oblazioni di alcune sue vecchie amiche di Londra.
Tornato in Inghilterra, egli ardeva di riabilitarsi in faccia al partito, e di porre un velo agli scacchi toccati costantemente nei suoi tentativi insurrezionali. Gli parvero acconce le idee da me emesse di operare negli Apennini dell'Italia centrale, e stabilì d'incominciare un moto in quelle prossimità.
Se il pensiero era stato il mio, la scelta della opportunità nol fu certo: questa a lui spetta. E per quanto ignorante si possa essere in fatto di conoscenze militari, non si approverà mai l'incominciare una insurrezione di bande all'approssimarsi dell'inverno, a meno che questa non avesse dato incendio alla grande rivoluzione italiana: cosa che Mazzini, quantunque sragionevolmente, ebbe sempre per fermo. Comunque siasi, egli mi scrisse che avrebbe voluto eseguire il movimento nelle posizioni accennate, e mi richiese della somma necessaria per munizioni, trasporto di genti, ecc. Si calcolarono un 8.000 franchi.
Trovandosi in Nizza l'ex-maggiore Giuseppe Fontana(17), uomo pratico ed esperto, mi consultai con esso intorno al piano proposto; nel che mostrommi franco la improbabilità di successo, ove non fossi stato sostenuto contemporaneamente in altre parti d'Italia.
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