Ambi partirono pel Lombardo-Veneto.
Tornai a Ginevra, rividi Quadrio, e mi condussi a Genova; ivi stetti celato in una villa. In pochi dė mi raggiunse Fontana [Ferdinando] il Carrarese; c'intertenemmo con Ricci e con un ex-uffiziale d'artiglieria ungarese: il primo fu ripetutamente a Sarzana e nel Ducato, eludendo la vigilanza delle polizie sarda e ducale, che stavano sopramodo attente. Tutte le trattative cospiratorie per questo nuovo fatto erano state in potere di Mazzini.
Le precise istruzioni di Mazzini, date parte a voce e parte in iscritto, si possono riassumere nelle seguenti:
PEI SUOI AGENTI IN GENOVA:
1°) di mettere insieme quanto pių danaro e armi si fosse potuto;
2°) di noleggiare un battello o tartana per trasportare le armi e tre persone.
PER GIACOMO RICCI:
1°) di trovare una casa vicino alla spiaggia del ponte di Valton, onde riporvi le armi;
2°) di fare ivi assembrare gli uomini, che avrebbero dovuto farne uso.
PER FELICE ORSINI:
1°) che insieme con Fontana e l'uffiziale ungarese dovesse imbarcarsi nel battello che gli venisse indicato da Nicola Ferrari e da P[areto Ernesto] in Genova;
2°) che avesse portate le armi al luogo accennatogli dal Ricci;
3°) che le avesse consegnate agli uomini, che ivi avrebbe trovati;
4°) che armati, ne avesse preso il comando, facendo quei movimenti che la sua mente gli avrebbe suggerito opportuni;
5°) che nessun altro avesse preso a bordo del battello di trasporto, eccetto Fontana e l'ungarese.
Quanto ai giovani di Genova, posero insieme da millecinquecento franchi, duecento fucili, ventidue carabine americane, qualche libbra di polvere adatta, trenta palle coniche per ciascuna, quattro o cinque pacchi di dieci cartucce pei fucili, due paia di pistole, due cannocchiali, alcune lanterne, una ventina di fischi da segnali.
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