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      3°) che ove si giungesse di notte, saremmo andati col battello lungo le suddette coste, e che il capitano con una lanterna in mano avrebbe, durante il tragitto, passeggiato su e giù;
      4°) che a questo segnale di riconoscimento le scolte o sentinelle avrebbero risposto con un consimile;
      5°) che le munizioni, confezionate alcuni mesi prima per la spedizione di Sarzana, deposte appunto nelle vicinanze, fossero state portate nella casa o nel punto in cui si dovevano sbarcare le armi.
      Un po' prima dell'alba 4 maggio, giorno di domenica, facemmo vela; e dopo un viaggio cattivissimo giungemmo il giovedì notte a Porto Venere: cosicché impiegammo cinque giorni in un tragitto, che con tempo buono sarebbesi fatto in dodici o diciott'ore.
      C'indirizzammo verso la punta della Magra, facendo il segnale stabilito più volte; nessuno rispose. Allora decisi di mettere a terra i miei due compagni per recarsi dal P[etriccioli]: erano le undici passate di sera; il capitano si ricusò, temendo dei guardacoste sardi. Fontana e l'altro volevano allora gettarsi al nuoto, del che erano molto esperti, quando il capitano si arrese alle mie rimostranze. Slanciatisi nella barchetta di seguito presero terra, e noi tornammo a Porto Venere, ove gettammo l'ancora.
      Sull'albeggiare del mattino, compiute le formalità di pratica, il capitano si condusse a San Terenzo, parlò con Ricci, e tornò a me dicendo:
      1°) Fontana e l'altro essere entrati nel Ducato;
      2°) aspettarsi da Fontana l'ordine di muoversi;
      3°) essere pronti tre schifi con Ricci, e dieci o dodici uomini per recarsi a bordo a prendere le armi;


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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