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      Compiuta la rivoluzione, questa tocca subito una nuova forma, una nuova fase, un nuovo carattere. Egli è d'uopo allora sostenerla, e a questo intendimento si dà norma alle masse e si organizzano militarmente, e s'introduce l'ordine e la regolarità, mentre da un altro canto si promuovono gl'interessi popolari, e si mettono in giuoco le passioni, onde l'entusiasmo, anziché spegnersi, sia nudrito perennemente. In questa maniera si rendono utili degli elementi, che dapprima contenevano, a guisa delle spedizioni, il germe della dissoluzione.
      Dal 1843 in poi fui testimone di molte spedizioni tentate, e sempre fallite; e parmi, a dir vero, effetto di guasti intelletti quel volere, ad onta di una non interrotta e ben trista esperienza, farne sempre di nuove. Le rivoluzioni debbono prepararsi ed eseguirsi dall'interno delle città, dai cittadini stessi; debbono essere promosse, non dal di fuori, ma da cagioni interne d'interesse generale, di spirito nazionale, di amor patrio, di odio all'oppressione tanto straniera che indigena. Hanno insomma ad essere reali, sentite, e non artificiali.
      I fuorusciti possono influire sulla opinione: debbono incoraggiare con gli scritti i loro connazionali a star forti nell'odio contro il dispotismo; illuminare le menti cogli esempi delle storie, col mostrare loro il progresso della civiltà nelle contrade estere, e i benefizi della libertà e della indipendenza.
      Ma il volersi immischiare negli affari interni di un paese, da cui mancano da molti e molti anni; il dettare ordini di attaccare il tal caffè, la tal casa, la tale strada, il tal corpo di guardia, ecc., è stoltezza, per non dire demenza.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371