Avevano dei proclami, ma non un soldo da mangiare; stanchi, affamati, laceri. Li spedii subito a Maloia, dicendo che attendessero i miei ordini; ivi trovarono da riposare e da cibarsi.
Poco di poi Mazzini comparve; egli era il comandante supremo della spedizione; io un semplice uffiziale di ricognizione. Avendogli scritto non essere necessario ch'ei si trovasse nelle prime file della spedizione, perché la sua vita era preziosa di troppo, ei ricusò l'importuno consiglio; e stavolta si preparava a smentire col fatto l'accusa stoltamente ripetuta in tutta Europa, che il coraggio non fosse mai stato una delle sue prime doti.
Si toccava già il 14 o 15 di agosto: vale a dire che c'eravamo abbindolati su per quei monti da più di due mesi; e il tempo dell'azione si approssimava.
Il piano era:
1°) insurrezione a Como il 20 agosto;
2°) presa dei battelli a vapore, che servono per la navigazione del lago di Como;
3°) spedizione di due o tre colonne dai Grigioni nella Valtellina alla notizia che a Como fosse riuscito il colpo;
4°) Mazzini comandante in capo.
Nell'aspettativa dei primi moti venne annunzio, che in luogo del 20 la rivoluzione sarebbesi fatta il 24 agosto. Mentre ciò accadeva, alcuni Valtellinesi s'intertennero con Quadrio e Mazzini; si entusiasmarono dapprima alla vista dei due vecchi venerandi, che per vent'anni tenevano in agitazione l'Europa, e diedero buone speranze. Ma in una lettera spedita un giorno o due dopo a me, mostravano uno sconforto tale da togliere di capo ogni pensiero di spedizione.
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