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      All'ora fissata egli batté: io era in piedi, uscimmo, mi accompagnò per qualche miglio verso Poschiavo. Aveva la guida: e strada facendo mangiammo alcun che delle sue provvisioni da caccia. Dopo mi lasciò. Scrissi il suo nome, e di mezzo a tutte le mie avventure smarrii il foglio in cui stava registrato. Vorrei pure che si conoscesse chi fu il nobile Svizzero, che meco si condusse con tanta amorevolezza.
      Tenni la scoscesa valle Cavaglia, e giunsi a Poschiavo alle otto incirca del mattino, parlai con Felice R..., e quindi men ripartii prendendo la stessa via; pervenuto a Samaden, mi avviai per la valle dell'Albula, e mi condussi nei boschi vicini di Coira. Come fossi stanco, ognuno sel può immaginare, in pensando che durante quaranta ore aveva incessantemente marciato per aspre montagne: la stessa guida, giovane di ventotto anni, non ne poteva più.
      Mandai per alcuni miei amici svizzeri, ma essendo fuori di Coira, m'indirizzai all'ingegnere I[oni]. Questi si recò subito da me, e mi fu cortese di sua amichevole assistenza.
      Essendo cessata dal lato mio la necessità di tener nascosto il mio vero nome, così gli dissi:
      Avete ancora saputo chi io mi sia?
      Tito Celsi
      rispose egli con persuasione di affermare il vero.
      Niente affattosoggiunsi; "io sono Orsini."
      Alle quali parole non fece motto; ma chinò il capo tra la palma delle mani, pensando forse ai discorsi tenuti altra volta con me.
      Non vi date penacontinuai allora; "mi so bene che cosa sia il mondo, ed ho sufficiente esperienza per non tener conto delle parole che ripeteste, e nelle quali eravate involontariamente ingannato.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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