Mazzini da Coira si portò a Zurigo, e prese ricovero in un villaggio vicino. Rudio, Fumagalli, Pas[sega] e C[ampanella], arrestati: quest'ultimo a cagione della grande somiglianza cerebrale, che ha col suo concittadino Mazzini. Dopo pochi dì vennero posti in libertà. Così ebbe termine questa piuttosto commedia che tragedia.
Se il tentativo de' Grigioni ebbe confermato le considerazioni generali, emesse alla fine del precedente capitolo, stavolta pose in luce delle verità di natura tale da far meditare assai profondamente Mazzini, prima di persuadersi a nuove spedizioni.
Di fatti:
1°) egli, il capo della Giovine Italia; egli, che si riteneva tale anche del partito nazionale, era l'ordinatore in persona del moto: se non tutta la nazione, gran parte almeno degli Italiani avrebbe dovuto correre ad aggrupparsi intorno all'uomo redentore; intorno a colui, che per 23 anni aveva pianto sulle loro miserie, e chiamatili al risorgimento. Ma niente di tutto ciò: nove persone costituirono il suo seguito;
2°) gli uomini che, avendo ricevuto il danaro pel viaggio, dovevano convenire per stretto debito, non apparvero.
Tutto questo prova che il suo nome non aveva più alcun prestigio.
A tali verità, pur troppo assai tristi pel capo di un partito, Mazzini si mostrò sconfortato; e diede voce di voler deporre per lo avvenire ogni pensiero di cospirazione e di azione politica. Alcuni amici si riunirono, pregandolo invece a persistere nella cospirazione; ed egli, lasciandosi piegare, accettò.
Per la spedizione della Valtellina, e per amarezze domestiche, il mio scontento salì al colmo.
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