Conobbi allora che io era in mano di commissarî imperiali.
Per un due ore si sottopose ogni cosa alla più minuta perquisizione: fui denudato, ma nulla si ebbe che potesse dare indizio di cospirazione. Mi si prese la lettera del feld-maresciallo Salis, che recò loro sorpresa. Avendo chiesto di parlare col principe Schwartzemberg, non si volle. Seppi poi che la notizia del mio arresto era stata immantinente trasmessa a Vienna per via telegrafica. Indi mi si diede a prigione una segreta di polizia, e mi fu permesso il solo semplice vestiario che aveva indosso, un sacco di paglia per letto, e due coperte di lana.
Il lunedì sera, dietro domanda da me fatta, andai dinanzi un commissario di polizia: era con lui un capitano di fanteria austriaca, che conobbi per italiano. In questa occasione mi venne saputo che il mio arresto era conseguenza di un ordine dell'alta polizia di Vienna che aveva preceduto il mio arrivo di dodici ore. Il commissario dissemi inoltre che nel seguente mattino mi avrebbe esaminato.
Così fu: un giovane di Hermanstadt, che parlava correntemente il francese, mi fece da interprete. L'interrogatorio durò tre ore: risposi con molta calma affermando tutto che era in coincidenza col mio passaporto, e colle pratiche fatte per entrare nel servizio austriaco. Quanto al compagno ungarese, dissi la verità: di averlo, cioè, incontrato a caso a Vienna, e di essermi accompagnato con esso perché conoscitore dei paesi, pei quali dovevo transitare.
Dalle mie asserzioni nulla trasse il commissario; dal canto mio nulla potei sapere intorno alle intenzioni del governo.
| |
Salis Schwartzemberg Vienna Vienna Hermanstadt Vienna
|