Fui sorpreso della dignità, della gentilezza e dell'umanità del capo ispettore, conobbi di essere in mano di un governo che non transige: ma vidi che i suoi impiegati non erano né fanatici, né ignoranti, né ineducati, come sono quelli del papa. Mi accorsi pure, che tra le autorità di polizia e del tribunale criminale esisteva una grande gelosia. Del resto, negli esami feci come l'uomo che sta per essere annegato: diedi mano a tutti gli appigli che avrebbero potuto recarmi a salvamento.
Il 4 di febbraio ebbi il primo interrogatorio dal consigliere Alborghetti, giudice processante presso il tribunale provinciale e criminale di Vienna: grande apparato e solennità; quantunque di giorno, chiuse le imposte delle finestre; quattro candelieri accesi, due testimoni e due segretari. Tutti italiani.
Le prime parole dell'Alborghetti furono:
Ella ha preso una via falsa tacendo il suo nome: se continua così, sarà lasciato prigione sino a tanto che non si scuopra
.
Pensai allora di cambiar sistema, e con franchezza risposi:
Mi chiamo Felice Orsini
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Questo fare gli piacque; senza più soggiunse:
La prego di dettare in succinto tutta la sua vita sino al giorno di suo arresto in Hermanstadt, permettendomi solo di fare tratto tratto alcune dimande, a cui sono per dovere obbligato
.
Incominciai la mia narrazione, e per quel giorno giunsi oltre la metà. Alborghetti mostrossi assai soddisfatto.
Il dì dopo fui posto in una segreta delle carceri criminali, al num. 51. Era la migliore; tuttavolta trovai insetti in tale abbondanza da non poter dormire: venni accompagnato con quattro Viennesi, tutti incolpati di furto.
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