Nel vestirmi, m'accorsi che mi mancava qualche cosa, e per verità ne sentii molestia.
Quando lasciai Londra per la spedizione della Spezia, aveva meco della stricnina che ravvolsi fra due pezzetti di pelle da guanti: m'era di ciò provveduto onde uccidermi nel caso che, arrestato, fossi stato torturato col bastone od in qualsivoglia altra maniera.
Nelle molte perquisizioni a cui fui assoggettato, la mia stricnina andò sempre inosservata; ma stavolta una parte cadde in potere dei poliziotti. Come il conobbi, pensai meco stesso alle spiegazioni da dare, e me ne stava pronto.
Il 25 dello stesso mese recossi di nuovo l'ispettore delle carceri nella segreta e mi fece levare in tutta fretta: richiestolo del motivo, mormorò tra le labbra queste parole: "Mantova, Verona". Calai nel suo ufficio, dove mi sedetti.
Bisogna partire» ei mi disse.
Non mi reggo, non possorisposi.
Al che soggiunse:
Bisogna eseguire gli ordini superiori
.
E riprese:
Mazzini? Kossuth?
Non ne so nulla» ripetei più volte.
In breve comparvero due gendarmi ed un commissario superiore di polizia. Prendemmo i secondi posti nella strada ferrata, e sul cadere del giorno giungemmo a Leybach: fummi vietato il contatto con ogni persona; del resto modi gentili e senza catena.
A Leybach una carrozza con cavalli di posta era allestita, e in tal maniera viaggiammo giorno e notte sino a Treviso, dove riprendemmo la strada ferrata. Nella nostra conversazione furonvi le seguenti parole:
La sua vita è molto interessantedisse il commissario.
Creda che si esagera
| |
Londra Spezia Verona Leybach Leybach Treviso
|