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      A mezzo della scala havvene un'altra, che mette nei corridoi del palazzo, e che conduce alla residenza della Corte Speciale di Giustizia; e viene a formare un solo mezzo di comunicazione.
      Tuttociò riguarda l'esterno del castello; veniamo ora all'interno.
      Vi sono tre piani: nei due primi vi è l'archivio della città di Mantova; il superiore costituisce le prigioni, e domina tutti i fabbricati dell'intorno. Il mezzo di comunicazione coi due è totalmente indipendente dalla scala, che abbiamo accennata: passa però sotto lo stesso vôlto.
      Allorché il piano superiore fu ridotto a prigioni, si ristrinsero le camere, e se ne cavarono tante segrete, divise da muri interni di una spessezza di un metro e più: gli esterni si ingrossarono in modo che vengono a formare una grossezza di più di due metri. Si rimpicciolirono oltre a ciò tutte le finestre, e vi si posero due sbarre assai grosse di ferro e una grata all'esterno.
      Ogni segreta è chiusa da due grosse porte con tre catenacci di ferro ciascuna, e con altri armamenti di ferro.
      Gli anditi, che mettono alle segrete, sono divisi da porte e controporte.
      Le finestre non hanno vetro, bensì tela: le imposte assai grosse, ferrate, con catenaccio e serratura.
      Tutte le segrete sono numerate: alcune hanno soltanto una finestra che guarda il fossato, altre una che guarda il cortile assai piccolo, di forma quadrata, e posto in mezzo al castello. Quelle sono le migliori, perché l'aria può scorrere. Vi sono in tutto dodici segrete: possono contenere un duecento individui stivati l'uno sopra l'altro; ordinariamente non se ne tengono mai più di cento, altrimenti in un semestre ne morirebbe la maggior parte.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Corte Speciale Giustizia Mantova