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      Uno di loro è detto portiere; ha l'ufficio di star sempre alla porta superiore del castello, posta in capo alla scala, e che mette appunto nelle prigioni: a chiunque batta o suoni il campanello, egli non apre se prima non ha veduto per la bocchetta, che è nella porta stessa, chi è quegli che viene. Un altro si chiama guardia, quello cioè che ha la risponsabilità speciale dei prigionieri: egli solo entra nelle segrete; egli solo fa le visite alle mura e ai ferri.
      Quando i giudici vogliono un detenuto, mandano una polizza sottoscritta da loro all'ispettore; questi chiama il secondino di guardia, gli dà il viglietto o polizza; allora il secondino consegna alla guardia, che è venuta d'ordine dei giudici, il prigioniero, e sta in possesso della polizza, sino a che non gli venga restituito il detenuto: tornato questo, egli restituisce la polizza.
      Il terzo secondino è detto di sussidio o anche di sicura; suo ufficio è di aiutare nel servizio il secondino di guardia; e quando questi è dentro le segrete, egli sta fuori della seconda porta, che tiene chiusa col catenaccio. Se il prigioniero si acciuffasse col secondino di guardia che sta dentro, ed anche lo uccidesse, il secondino di sicura non può muoversi ad aiutarlo, per tema che il prigioniero non fugga: deve lasciar fare, nel mentre che chiama soccorso.
      Ciascuno adunque ha la sua risponsabilità speciale: però si aiutano tra di loro, perché ad un evento sinistro quasi tutti vanno a soffrire, avendo, per così dire, una risponsabilità solidale.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371