Chi manca alla più piccola di quelle leggi, ha delle bastonate e gli vien messo un ferro alle gambe, che impedisce al condannato di fare un passo: è costretto così di starsene sul paglione a gambe aperte, e senza potersi muovere: questa pena si estende fino ai quindici giorni; tutto dipende dalla volontà dell'ispettore-capo, che per questo riguardo non è risponsabile in faccia ad alcuno.
Non si fa distinzione sulla qualità del reato, cosicché i prigionieri di stato sono accomunati con aggressori, stupratori e assassini.
Per estrarre la verità dai prigionieri si sogliono incatenare ad un anello, che è in ogni segreta; talvolta si usa la fame e la solitudine, infine si dànno le bastonate.
Il metodo di somministrarle è il seguente. Si prende il paziente, e lo si pone sopra una panca lunga due metri e mezzo per lo meno; egli è voltato colla faccia e col ventre in giù. Al punto dove corrispondono i fianchi, evvi un arco di ferro bene piantato nei due lati della panca, e che si allarga e si restringe a piacimento: così si adatta alla corporatura del paziente, che non si può muovere affatto; le mani gli si fanno distendere al di sopra della testa per tutta la loro lunghezza, e sono fermate ai polsi con ferri; le gambe distese e il collo dei piedi chiuso tra due ferri: la pianta rimane fuori della panca.
Un caporale, scelto a posta per la forza e la impassibilità, si mette alla sinistra del paziente e con una verga di avellano incomincia la sua funzione lentamente nel seguente modo.
Egli sta ritto, alza la mano destra per quanto può, fa scorrere la verga con alquanta forza a sinistra dicendo: ein; indi, senza riposarsi, e con forza, la rialza a destra per quanto può e dice: zwei; e con tutta la forza acquistata dai due precedenti movimenti la fa cadere sul paziente dicendo: drei.
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