Sotto l'impero austriaco, debbono aversi in mira due cose: l'effetto certo, l'apparenza di giustizia.
Per conseguente, in vece delle bastonate, si usava di altri modi equivalenti a quelle: tenevasi il prigioniero solo, sinché non calava a qualche rivelazione: si esaminava una volta o due con dimande suggestive, e si tornava da capo dopo un anno incirca.
Per la solitudine, per l'indebolimento fisico, e dicasi pure anche intellettuale, cagionato dagli stenti e dalle malattie, l'accusato si trovava quasi alienato di mente: allora era il buono; lo si conduceva dinanzi al processante, e si sottometteva a lunghi interrogatorî.
Questo era il metodo tenuto cogli accusati deboli, e senza mezzi da casa. Quanto alle persone educate e istrutte, quanto a coloro che non temevano minaccie di solitudine o di privazione, si studiava dapprima assai bene il loro carattere, e si procedeva quindi alle dimande con raggiri di parole, col toccarne l'amor proprio, coll'irritarli, col mostrar loro essere provato ciò che mancava, non che di certezza, di probabilità, ecc.
Quali fossero le conseguenze di un tale procedimento, sel pensi il lettore.
Ma veniamo senza più ai fatti.
CAPITOLO QUARTO
Casati recavasi da me tutti i giorni: aveva cura di mettermi contro la luce, e mi cacciava i suoi occhi scrutatori sul volto. Un dì seppe dirmi che avevo le unghie più corte del solito; poco mancò non mi venisse fatta una perquisizione.
La mia segreta era lunga un otto passi su quattro di larghezza: due grosse sbarre di ferro alla finestra con una grata all'esterno.
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