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      A tutto questo Sanchez rispose:
      No, no, ella è un uomo, e non un ragazzo; è sorpresa nel vedere che tutto è scoperto, che ogni cosa è in mano della giustizia: si quieti, pensi, e dia le opportune spiegazioni
      .
      Indì suonò il campanello, fece chiamar Casati, e diegli ordine di prendere i miei guanti: così fu, e trovossi un'altra dose di veleno. Per alcuni minuti fuvvi nuovo silenzio.
      Quali terribili momenti non furono quelli per me! Quali sensazioni non si provano in tali casi! Tutto noto; molte persone già arrestate; anche una volta la rivoluzione italiana in fumo; qualche traditore aveva certo svelato ogni cosa.
      Mi vennero alla mente i patrioti lombardi, che un anno addietro erano stati esaminati in quella stessa camera; le angosce che provarono agl'interrogatorî, all'intimazione della sentenza di morte; mi occorsero all'animo i miei bimbi presso a rimanere orfani; i miei vecchi parenti, la mia infelice patria, per la quale ancor adolescente aveva sentito de' palpiti, per la cui libertà aveva dato tutto che per me si poteva. Questi e mille altri pensieri trascorrevano dinanzi alla mia mente a guisa di nubi sospinte da bufera: indi mi sentiva animato da forte odio e disprezzo pei nemici, al cui cospetto mi stava. Sanchez non mi toglieva gli occhi di dosso, e intertenendosi cogli assessori, così andava favellando:
      Bisogna esser fanatici a tentare delle rivoluzioni in Lombardia. Non si capisce mo', che trentasei milioni di sudditi vogliono l'imperatore? Che si fece nel 1848? Cosa furono le cinque giornate di Milano, di cui si è menato tanto rumore?


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Sanchez Casati Lombardia Milano