Alle dieci antimeridiane incirca fui condotto di nuovo innanzi al barone Sanchez.
Venuto ad interrogarmi, mi chiese ancora e partitamente sulle istruzioni: mi contenni come nel giorno antecedente. Poi mi chiese:
Quante volte è ella stato arrestato?»
Cinque con questa, che sarà l'ultima.
Oh!
rispose egli; "non si può mica sapere."
Quindi m'interrogò su tutte le imprese a cui avevo partecipato, e disse:
Perché ha ella tenuto una vita sì attiva e rivoluzionaria?
Perché ho amato sempre la libertà della mia patria.
A tali parole soggiunse:
La sua vita è un romanzo; già l'amor patrio può paragonarsi alla monomania religiosa
.
Quanto a me, ingrandii nelle risposte il tentativo di Sarzana, dicendolo diretto contro il papa, ed esclusi quello della Spezia.
Alle interrogazioni sul fatto dei Grigioni, dissi che non volevo rispondere. A questo egli alzò la voce dicendo:
È più da stimarsi Calvi: egli ha detto francamente di essere entrato in Lombardia per promuovere la rivoluzione, ecc.
.
Mi tacqui alcuni minuti, e ad un tratto dissi forte:
Vada la vita, ma rimanga intatto l'onore ai miei figli: voglio che questi possano portare alta la fronte. Aggraverò me stesso, ma non comprometterò o la causa o gli altri
. Indi proseguii così: "Stavo aspettando che sorgesse un moto nella Valtellina, nel qual caso n'avrei presa la direzione".
Chiestomi con chi avessi avuto relazione, risposi: "Con nessuno, io non faccio il delatore". Interrogatomi sullo spirito dei Valtellinesi, e sulla quantità di armi che avevo, ecc., ecc.; quanto al primo punto risposi, essere affezionati al governo austriaco; quanto al secondo non sapere.
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