Poi men ritrassi; diedi un colpo, e mi pentii; ma non era più tempo, e fu risposto. Ripercossi allora col segno: attenti! Incominciammo a parlare, e imprendemmo la seguente conversazione:
Chi sei?»
'Hernagh" risposi. "E tu?"
Calvi.
Rimasi, ed arrossii entro me stesso per la diffidenza mostrata. Picchiai di nuovo, e ripresi:
No, sono Orsini
.
Al che si rispose:
Alla finestra
.
Mi feci a questa, e stetti in ascolto: udii allora una voce, che con suoni prolungati e fiochi diceva: "Non ho capito bene: chi sei?"
Orsiniripigliai.
Oh diavolo!
disse con voce sonora e forte in atto di esclamazione e sorpresa; poscia nulla più.
Continuavo a stare coll'orecchio teso alle sbarre, e nulla, e nulla; passati dieci minuti all'incirca, sentii di nuovo la stessa voce che diceva:
Come e dove sei stato arrestato?
In Hermanstadt
risposi discendendo a molti altri particolari, che già il lettore conosce.
Allora Calvi, perché appunto era la sua voce, si fece sul parlare dell'Ungheria, e disse:
Come hai trovato quei paesi? Quale spirito vi regna? Sentono que' popoli odio profondo contro il dominio austriaco? Si rammentano eglino, che in Arad furono appiccati i loro migliori patrioti e generali?
Quietossi per un istante, e poi riprese così:
Povera Ungheria! Ecco un'altra brava nazione tenuta in catene dall'Austria e dalla diplomazia; furonvi commesse atrocità, che hanno destato l'indegnazione di tutta l'Europa civile; eppure si lascia fare; altrettanto avviene dell'Italia e della Polonia. Quando mai queste tre nazioni si leveranno assieme, e piomberanno unanimi sovra l'Austria, che le tiene soggiogate, e nella più cruda schiavitù?
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